Concept per Festival DiecixDieci 2021, Gonzaga

Adattandoci, l'abbiamo assimilata, questa ricollocazione dei pensieri e delle nostre priorità. Una scansione temporale organizzata sulla comunicazione e sull'analisi dei dati ha governato passo passo i nostri ritmi; ed era facile, passeggiavamo in tondo. Una rappresentazione cartesiana ad ora fissa ha consegnato al nostro sguardo un'evidenza, una visibile risposta. Ma nella sovrabbondanza di notizie e di nozioni, nella massa dei parametri e degli indici, nell'immediatamente misurabile si è persa una poetica, gioiosa imprecisione. 

In un racconto sul mistero - misterioso fin dal titolo, ‘Le Horla’ - Maupassant fa dialogare il proprietario di una casa sulla Senna, tormentato dagli eventi incomprensibili che presso la magione gli succedono, e un monaco. L'incontro avviene all'alba, nel «gioiello di granito» di Mont Saint-Michel. E discorrendo di leggende e delle forze non visibili che scuotono comunque i nostri sensi, il religioso «saggiamente o scioccamente» cita il vento: «Vi è possibile vederlo?» - chiede il monaco. «Eppure il vento esiste, fischia, geme, il vento sradica e distrugge». 

La ricerca di qualcosa di invisibile, intesa come partecipazione più emotiva e misteriosa agli episodi della vita, prende forma e consistenza nel miracolo del nostro immaginario; lo strumento fotografico vi attinge, in apparenza ne chiarisce anche l'origine, ma quella condizione di mistero e di profonda intimità che di frequente ne pervade la sostanza, quella resta. È patrimonio di chi sente che non sempre è indispensabile sapere per intero, definire e calcolare: l'invisibile bisogna riconoscerlo secondo un altro ordine. Che è ordine, disordine, memoria e sparizione.